La Processione dei Paputi
La valle del Sarno, luogo mistico ed ancestrale, conserva una profonda devozione a Dio e alla tradizione dei riti cristiani.
Degni di onore e pregni di significato sono i riti del Venerdì Santo dove, nella simbolica adorazione di Cristo in Croce, si raggiunge il culmine di un percorso purificazione nell’attesa della Pasqua di Resurrezione.
A Sarno(SA), da tradizione millenaria, nella notte tra il Giovedì santo e il Venerdì di Passione si preparano i Sepolcri che disseminano il vasto centro storico e con canti e preghiere ci si avvia alla vestizione dei Paputi.
Ogni contrada è rappresentata da una chiesa e ogni chiesa è glorificata da una Croce.
Trascorre la notte, alte si elevano le preghiere al Cielo.
Gli uomini, incappucciati, indossano il saio per la processione.
In tutte le contrade i Paputi sono di colore bianco ad eccezione di una.
L’Insigne Collegiata di San Matteo Apostolo che dall’alto del monte domina, eterna custode, l’intera Valle da mille anni, ultimo baluardo di una cultura fortemente radicata sul territorio.
La collegiata di San Matteo è l’unica a vestire i suoi Paputi di rosso.
L’esperienza mistica della processione del Venerdì Santo è un momento di ricerca interiore e di transito.
Inizia generalmente qualche attimo prima del sorgere del sole.
Alla testa della processione un primo incappucciato sorregge con la forza delle sue braccia la Croce in pesante legno nero.
Un passo indietro, a protezione, due sorveglianti rispettivamente a destra e a sinistra illuminano la strada con una lanterna.
Un corteo di anime, silenti, senza volto seguono il Cristo in croce; alle spalle le donne cantano a Dio la fede.
Sarno è legatissima ai culti del Venerdì di Pasqua.
Parte il corteo: è uso che esso si fermi ad onorare, alla presenza della Croce Santa e i canti antichi delle donne, l’ultima stazione della Via Crucis prima di addentrarsi nel budello sottostante la Collegiata di san Matteo Apostolo.
Si prega il cuore santo di Maria prima di affrontare il transito dal buio del tunnel alla Luce della Vita.
Usciti dal percorso che corre sottoposto alla struttura dell’anno 1000 della Collegiata si accede al borgo di Terravecchia per onorare l’affresco medievale della Madonna nera e proseguire, poi, verso il cammino di penitenza e ascesi, per ritrovare Dio e se stessi con l’esercizio del Silenzio, che durerà fino al rintocco delle campane di mezzogiorno.
Le uniche voci ad accompagnare il corteo sono i canti delle donne: “Ecco la bella croce, Ecco di Pace il segno, Questo è quel Sacro Legno, dove Gesù morì…”